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La giungla è dentro di me

Il sentiero è ripido e scivoloso, la pioggia ha smesso di scorrere in mille rivoli improvvisati solo da poche ore. Il caldo torrido genera una lieve nebbiolina che rende la fitta vegetazione ancora più impenetrabile. Uccelli dal verso misterioso ci ricordano che la giungla è abitata e che noi siamo solo degli ospiti.

Risaie

Il cammino si dipana tra le risaie strappate alla collina ed alle altre piante, sul ciglio largo appena quanto un piede dei piccoli contadini locali. Alla sinistra un panorama favoloso e dieci metri più giù la terrazza sottostante, a destra la risaia piena d'acqua. Prima di iniziare il cammino la nostra Guida si è tolta le scarpe come se la giungla fosse un tempio immenso cui portare rispetto, e agilmente ci aiuta scalzo nell'ascensione.

Tombe nel tronco

Passate le risaie la Guida ci ferma ai piedi di un gruppo di grossi alberi e ci spiega cosa siano quegli strani cerchi sul tronco nel suo inglese stentato:

"Ogni buco nel tronco è la tomba di un bimbo mai nato. La linfa dell'albero dà al bimbo il latte che non ha mai potuto succhiare, le sue radici indicano da dove è realmente venuto e l'albero crescendo lo porterà là dove deve andare".

Uomo nella risaia

A parte quei buchi non c'è nulla che indichi la presenza di questo cimitero, se non la memoria collettiva.

Non possiamo fermarci molto, l'ora inizia ad essere tarda e dobbiamo raggiungere la meta per la notte, un piccolo villaggio nell'interno, una decina di famiglie in tutto. Ci accorgiamo di essere arrivati solo quando la giungla si interrompe artificialmente in quello che è la piazza del villaggio.

Villaggio Toraja (I)

Sono diversi giorni che vedo queste case, ma non mi sono ancora abituato alla loro struttura: poggiano su spesse palafitte, sono magnificamente intarsiate e dipinte, con il tetto a forma di corna di bufalo che puntano ostinatamente verso l'alto.

Villaggio Toraja (II)

Ci presentiamo alla famiglia che gentilmente ci ospita seguendo scrupolosamente il protocollo che la situazione richiede: portiamo regali (delle sigarette che qui sono ambitissime) ed il nostro saluto, sia verbale che fisico, a tutta la famiglia, compreso il nonno dell'attuale capofamiglia morto circa un anno prima. Con quest'ultimo divideremo la casa, dato che riposa nella stanza accanto alla nostra, ed i buoni auspici che la sua anima ci regalerà, come ci ricorda il capofamiglia.

Particolare ingresso casa Toraja

Le sue spoglie riposano nel tronco scavato di un albero, avvolte in foglie di cocco, come se la giungla gli fosse cresciuta intorno. La giungla è intorno a lui ed a noi.

Il capofamiglia accende il fuoco dentro la casa, e cuoce in un tegame riso, carne, erbe, bacche e latte con virtuosi movimenti delle braccia e delle mani. A volte butta sul fuoco delle bacche che sprigionano fumi colorati ed odorosi, insieme ad un crepitio vitale. Non c'è elettricità, e l'unica luce è quella del braciere e della cerimonia che vi si sta officiando. La giungla ora è dentro di me.

La bara del nonno

Aiutiamo a rassettare la stanza, e ci apprestiamo a stendere le stuoie e dormire sul pavimento. Domani prenderemo parte alla solenne cerimonia del funerale, bisogna essere pronti.

La notte non è tranquilla, la natura tenta di riprendersi i suoi spazi mandando in avanguardia strani insetti. Ma la mattina successiva è una giornata splendida, il sole illumina le corna-tetto e tutta la giungla risplende orgogliosa.

Il nonno viene portato all'esterno del villaggio, in una serie di casupole temporanee che dopo aver celebrato il funerale verranno bruciate. Salutiamo ancora la famiglia, portiamo altri regali e ci sediamo in un capanno a fianco, insieme agli altri invitati alla cerimonia, tutti i parenti ma anche gli abitanti dei villaggi vicini. Il tronco che ospita il nonno viene issato sopra il capanno principale, in modo che anche lui possa vedere.

La Guida ci spiega "la sua anima vive in mezzo a noi fino a quando non è pronta a migrare nel mondo delle anime. Per farlo dobbiamo aiutarla noi qui, facendo una buona vita ed una buona cerimonia. Più la persona che muore è importante, più bufali dobbiamo sacrificare per trasmigrare la sua anima. La carne la dividiamo fra tutti gli invitati perché tutti devono essere contenti che l'anima compia il suo giusto viaggio".

Tredici bufali sono il valore dell'anima del nonno, quindi una persona importante. L'officiante, con un vestito che riprende la livrea degli uccelli della giungla, sale su di un piccolo podio ed a voce alta accompagna la cerimonia.

Due persone si occupano dei bufali, che aspettano placidamente il loro destino. Una accompagna dolcemente e senza strappi con una corda un bufalo al centro dello spiazzo, accarezzandone il capo. L'altra senza compiacimento prende un machete in mano e scruta l'animale. Senza preavviso si avvicina e con un colpo secco taglia la gola al bufalo. Questi rinviene e prende vita, agitandosi e muovendosi intorno all'albero cui è legato, in un mare di sangue, fino a quando non termina l'agonia e viene immediatamente macellato sul posto, sotto gli occhi dell'altro che aspetta.

I pezzi di carne vengono dati secondo rigidi criteri, il tutto disciplinatamente e senza enfasi. In pochi minuti il lavoro è finito, e rimangono solo poche ossa a tenere compagnia al prossimo bufalo, che presto segue uguale destino, con gli altri 11, in un mare di sangue, fango e carne a brandelli fra gli spettatori. Le corna vengono raccolte e verranno appese all'entrata della casa del defunto, corna-porta sotto un corna-tetto.

Una persona vicino a me mi dice con sguardo malinconico "i miei figli vanno a scuola, lì non insegnano queste cose e le tradizioni si vanno perdendo. Chi si prenderà carico della mia anima?".

"Good morning, here are about 07 in the morning, local time. We will approach Milano Malpensa Airport in about 20 minutes. Temperature is about 22 degrees. Garuda Airline thank you for the choice".

L'aereoporto mi accoglie nella sua atmosfera condizionata, pulita e perfetta. Tutto è come me lo aspetto. Un finanziere a malapena alza la mano per indicarmi che posso passare col mio grosso bagaglio, che include un pezzo di casa Toraja. Non il tetto con le sue corna, troppo grande, ma un pezzo istoriato del frontale di una vecchia casa demolita. La mia casa non ha le corna e nemmeno poggia su palafitte, ma il mio muro ne serberà volentieri il ricordo. Nella mia anima si aggiunge un pezzo di giungla al resto.

Ma dell'anima del mondo chi si occuperà?

Cultura Toraja, isola di Sulawesi, Indonesia, Luglio/Agosto 2004.

Indonesia

L'Indonesia, mentre scrivo queste pagine, è in parte ancora sotto l'effetto nefasto dello tsunami, ma dato che la mia visita si rifesce a luoghi che non sono stati toccati da questo tragico evento, non farò altre menzioni a questo triste momento.

L'Indonesia è infatti un paese vastissimo, sparso su di un area geografica paragonabile agli USA, anche se meno esteso in termini di superficie abitabile, dato che è tecnicamente un arcipelago di oltre 10000 isole, molte piccoli atolli, diversi dei quali disabitati.

La struttura del territorio determina anche una netta divisione culturale, dato che prima dell'avvento dell'era moderna e della relativa facilità di spostamenti, le comunità erano sostanzialmente stanziali. Quindi isole lontane hanno raggiunto un grado di indipendenza culturale ed a volte anche linguistica, notevole. Se a questo si aggiunge l'effetto delle varie ondate migratorie in tempi e da luoghi diversi, si può facilmente intuire che il prodotto finale non può che essere a volte singolare.

La domanda più frequente che mi viene fatta è "ma dove vai in vacanza tu???".

In effetti non ci vogliono doti da esploratore estremo per fare un itinerario del genere, per intenderci non ho dovuto combattere popolazioni ostili (anzi, casomai avevo il problema opposto..), non ho dormito in tenda nella giungla lottando contro insetti ed animali selvatici, ma sempre in alberghi o case, e non mi sono cibato di locuste. Ho solo tirato fuori un pò di soldi (l'aereo è la parte più costosa, il costo della vita là è molto basso) e ci ho messo un poco di buona volontà.

Il problema maggiore sono stati i voli aerei, o meglio la programmazione temporale degli stessi, che mi ha costretto a fare diversi tour de force. Data la vastità del territorio è impensabile fare ricorso a viaggi terrestri o marini, a meno di non avere mesi a disposizione...

Per rispondere a domande che mi vengono grequentemente poste:

Sono più primitivi di noi?

Per noi, il progresso coincide con l'avanzamento tecnologico, grosso modo. Quindi se io ho il computer più bello e potente del tuo, sono più civile.

Secondo me, quando vedo la gente buttare per terra la cartaccia, mettere nella campana del recupero del vetro i tubi al neon e pestare i tifosi della squadra avversaria, le due cose non sono immediatamente sovrapponibili. E dire che lavoro nel settore della tecnologia. Certamente lo sviluppo tecnologico è importante, specie quando ne ho realmente bisogno. Ma c'è qualcosa d'altro, evidentemente.

In breve: l'Indonesia è in parte molto arretrata, ed in parte è migliore di noi.

Certo, alcune usanze sono senza dubbio decisamente brutali e primitive. Ma trovo anche che dividere tra tutta la comunità il frutto di un sacrificio brutale aggiunge una qualche forma di riscatto. Insomma, la risposta non è così semplice come sembrava all'inizio. Non ho dubbi, se mi ammalo sono ben contento di stare in Italia. Ma ho anche l'impressione che gli indonesiani siano più felici di noi...

In che rapporto siamo con la natura?

La domanda è volutamente rivolta a chi visita questo paese e non ai suoi abitanti dato che, almeno nei posti dove sono stato, lo sfruttamento ambientale non ha ancora raggiunto i biechi livelli dell'Italia. Purtroppo non manca molto, la civiltà vuol dire anche questo: fare gi stessi errori che abbiamo fatto noi, per poi copiare la stessa ipocrisia quando ci si accorge di quanto si è perso. Lo sviluppo economico, si dice. Peccato che lo sviluppo mentale sia molto più difficile...

Perchè andare in Indonesia?

Perché è un bel posto da vedere, ed interessante da capire. Commenti?

Itinerario del viaggio

Durata:tre settimane


Bali
Giava (parte centrale ed orientale)
Sulawesi (parte sud)
Gili