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Fiori nel deserto

Egitto (statuetta nubiana)

Le colline si fondono alle dune, ed il cammino di noi pellegrini non vede che l'avvallamento successivo. Qualche sasso qui e là, il sole impietoso, molta sabbia ed il fondo roccioso, nostro unico sostegno a qualcosa di solido.

L'aria non si muove. La sabbia non si muove, se non per colpa nostra. Nulla cresce in questa zona, neppure un misero palmizio.

Gradualmente, molto gradualmente, i gruppi di persone aumentano. Pochi parlano, impegnati come sono a combattere il clima torrido. Da direzioni diverse, file indiane di altri compagni si uniscono all'impresa, la salita dell'ultimo avvallamento. Lontano, ma ben visibile, cresce dal terreno un giardino di pietra! Un bosco di colonne, piegate ad angoli diversi, ma tutte orgogliosamente in piedi a dispetto del deserto circostante. Eppure l'acqua non è lontana. E' che non si vede subito, scorre lenta e pacifica poco sotto.

Il passo aumenta in vista del nostro obbiettivo e anche grazie al fatto che il giardino di pietra sorge su un pianoro. Ora il nostro sguardo non è più rivolto verso il basso per vedere dove mettiamo i piedi, ma davanti a noi, per ammirare questi immobili steli di pietra avvicinarsi.

Le gigantesche piante sono ingannevolmente vicine, il cammino è ancora lungo ma rapito dallo stupore. Man mano che ci si avvicina si vedono anche altri particolari. Non ci sono solo le piante, ma anche parti di muro perimetrale ed una strada che delimitano questa incredibile aioula. E' un tempio, il tempio di Karnak!

Il bosco si rivela essere una serra, le piante non sono alberi ma fiori dallo stelo snello ed incredibilmente possente. Fiori dal capitello di loto, completamente aperto ed in alto nel sole. Anche se ciascuna colonna ha un diametro superiore al metro, sembra che si siano posate leggere da poco. Ogni colonna è diversa dall'altra, così come in natura non trovi mai due fiori completamente identici. Chiunque ha progettato tutto questo non sapeva solamente fare i calcoli: il suo sguardo attento ha ben colto l'essenza stessa della natura. Lo stelo, finemente decorato a tutta altezza, pur avendo perso i colori originali nella sua semplicità ci dice tutto quello che dobbiamo sapere: che qui si veniva per pregare e ringraziare quanto le divinità elargivano sotto forma di benefiche alluvioni e pioggie. L'ha progettato l'uomo, ma in realtà l'ha costruito la natura.

E' un pagamento di un debito, una manifestazione di rispetto ed un perenne ricordo che da soli non possiamo fare molto. Peccato che l'uomo moderno abbia perso questa nozione.

Quando Napoleone conquistò questa parte del globo, le colonne erano dritte e ben piantate nel terreno. Ma coperte di sabbia e dalla polvere del tempo. I francesi pensarono bene che un poco d'acqua, sotto forma d'alluvione, avrebbe lavato via tutto quanto. Ma come sempre capita quando si vuole decidere in nome di qualcuno molto più potente di noi, le cose andarono molto diversamente. Alcune colonne crollarono, molte si stortarono e quel poco di soffitto rimasto crollò miseramente.

Peccato che la nostra supponenza non muoia mai.

Egitto, Dicembre 2004/Gennaio 2005

L'Egitto, o meglio l'antico Egitto, esercita un fascino del tutto particolare. Qualsiasi civiltà costruisce templi e palazzi per i loro Re. Di solito sono famosi per la loro imponenza o per alcune particolarità estetiche. Gli antichi templi egiziani si distinguono per entrambe le caratteristiche.

Che sia la purezza geometrica delle piramidi, l'imponenza armoniosa degli obelischi, la vastità elegante ed omnicomprensiva del tempio di Karnak, il segno che la cultura egiziana ci lascia è unico e distintivo. Grandezza che ispira ammirazione, non opprime. Grandezza nata dal culto e dalla dedizione, non da un delirio di onnipotenza.

Nel corso dei secoli hanno perso tutte le decorazioni esterne: sia le piramidi che i templi erano adornati con tinte policrome. Il tempo è severo maestro, lascia ciò che è essenziale vedere. Tutti questi monumenti hanno mantenuto integro tutto il loro fascino.

I geroglifici inoltre mi hanno sempre affascinato, come qualsiasi lingua pittografica o ideogrammatica (come il cinese). Chiunque intuisce, pur senza capire compiutamente. Qualunque cosa si scriva, acquista quel valore che l'arte sa dare.

La piana di Giza (si pronuncia Ghiza, la 'G' dura), con le tre famose piramidi, è uno spaccato vivente di come sia oggi l'Egitto. Fai una foto, davanti alle tre piramidi, e riesci ad inquadrarle tutte e tre, con il loro sfondo naturale, cioè il deserto. Volti le spalle alle piramidi, e vedi i sobborghi del Cairo a meno di duecento metri di distanza (Giza è sostanzialmente una città confinante col Cairo). Sobborghi non propriamente eleganti, popolosi ed incasinati.

Il traffico al Cairo, metropoli caotica, è pazzesco. Ad aggravare la situazione il fatto che le macchine sono stravecchie, si ha una scarsa predisposizione a schiacciare il pedale del freno e la qualità dei guidatori lascia molto a desiderare. Molti per altro, viaggiano senza patente o con patente scaduta per precedenti guai con la giustizia.

Lo so perché il mio taxi si è scontrato con una Fiat 1100 (mio padre ne aveva posseduta una da giovane...), ed al posto di polizia dove ci hanno portato, l'altro conducente è uscito in manette perché sprovvisto di patente!

Più calma, ma molto più turisticizzata, è la valle dei Re. Dato che qualche anno fa un gruppo terroristico ha massacrato diversi turisti occidentali, l'esercito è ovunque presente pesantemente armato, e gli autobus dei gruppi su strada sono sempre accompagnati da una scorta armata su una jeep. Motivo in più per prenotare una crociera sul Nilo: niente esercito (se non nei luoghi di visita) e un discreto paesaggio da ammirare sulle rive.

Con la crociera sul Nilo si prova anche l'esperienza dell'abbordaggio. No, niente pirati o malintenzionati. Sono dei venditori di tappeti/magliette/souvenir che dalle loro barchette tentano di vendere la loro merce ai turisti in nave! La cosa non è semplicissima, dato che il ponte dei passeggeri è a diversi metri dalla linea di galleggiamento. Ma loro sono ampiamente esperti e ci si diverte parecchio a tirarsi le mercanzie tra barca e ponte, è un tipo di shopping che piace. C'è il senso della scoperta, della conquista. Mica come andare in un centro commerciale qualunque, dove la merce ti viene letteralmente schiacciata sulla faccia.

Meno piacevole invece l'attività di intrattenimento dei turisti la sera, con parte dell'equipaggio che fa da animatori. A me l'attività degli animatori sta un poco sull'anima, indipendentemente dall'abilità di questi ultimi. Magari ad altri piace. Ma fortunamente non era molto invasiva. In una festa in maschera (da antichi egizi ovviamente...) un inglese compagno di traversata si è truccato tipo egiziano di Asterix: copricapo fatto con l'asciugamano per le mani, a righe orizzontali sottili celesti su sfondo bianco, ed un gonnellino fatto con l'asciugamano della doccia, a righe celesti più spesse. Bellissimo, ci siamo messi tutti a ridere...

Dal punto di vista gastronomico, l'Egitto è un paese interessante, anche se non eccezionale. Il piccione farcito qui è considerato una leccornia, ma personalmente non l'ho trovato così stupendo, anche se non è male. I piatti di carne sono di norma di buon livello. I dolci invece sono raccomandabili, quasi tutti a base di miele.

Perchè andare in Egitto?

Perché la geometria non è solo un brutto ricordo scolastico e si può associare con l'eleganza e la bellezza.

Itinerario del viaggio

Durata:due settimane

Cairo
Giza
Valle dei Re
Crociera sul Nilo