Ritorna alla home page oppure ad ioviaggio

Poveri sì, fessi fino ad un certo punto

L'aereoporto è simile ad altri mille, solo piuttosto piccolo per il traffico che smaltisce in alta stagione. Pulito, asettico, apparentemente efficiente. Nei gesti e nelle procedure però si vede subito il ritmo rilassato e poco orientato all'ottimizzazione tipico del mondo caraibico. Ma non disturba, del resto uno che ci viene a fare qui? Le dogane dicono sempre molto del paese che ti ospita. Questa finora è l'unica dogana dove il sottoscritto è stato accuratamente controllato, nel senso che la mia faccia coincidesse con la fotografia sul passaporto. La funzionaria mi ha fatto togliere gli occhiali per vedere bene il colore degli occhi. Quando vogliono qui sono maledettamente precisi. Dove nemmeno la protezione garantita dalle autorità dello scalo intercontinentale riesce a contenere la pressione del mondo esterno, il disordine, l'anarchia o la semplice necessità vera od apparente sono le sue propaggini periferiche, o per dirla in termini pratici vista la dimensione dello stesso, l'uscita.

All'uscita non si contano i parenti, amici veri o presunti e scene di ricongiugimento familiare. Molte coppie miste autoctono-straniere, altrettante di migrati, dove un partner ritrova i suoi parenti, a loro volta grati di ricevere le generose rimesse in dollari. Qui è terra di conquista, se non politica, di donne. Ma c'è anche contentezza genuina in mezzo al resto, qualche lacrima, molti bambini. Ovviamente ci sono anche i professionisti, vale a dire quanti campano sul turista in maniera più o meno lecita. Scegliamo il lecito, vale a dire l'unico canale ufficialmente disponibile, l'agenzia nazionale del turismo, per vedere come ci si può muovere. Ma giusto per capire se il canale non ufficiale abbia qualche vantaggio o meno.

L'albergo è in centro, ed ha certamente visto tempi migliori. Lievemente art-decò, ha l'aria polverosa ed un poco dimessa anche se è decente. Anche la colazione dice molto: uno strano incrocio tra l'occidentale e qualcosa d'altro, non ben definibile, in linea con il resto ma senza la polvere.

Il clima è caldo, mostruosamente caldo come la stagione impone, con frequenti sbalzi di temperatura quando si entra nelle hall degli alberghi o di certi bar, tanto da portarsi appresso qualcosa per coprirsi.

L'area intorno all'albergo, immediatamente attigua al centro ed ai palazzi governativi, mi ricorda vagamente Lisbona per la sua rovina endemica, con quella nobiltà decaduta che solo una grande ed un tempo ricca città può avere. Diversi edifici sono disabitati perché troppo disastrati, alcuni puntellati per evitare crolli, altri semplicemente lasciati liberi di crollare, senza un crterio apparente, visto che molti sono antichi e di un certo pregio, per quel che sopravvive almeno.

Le auto in giro fanno concorrenza agli edifici: sono ugualmente vetuste ma incredibilmente lustre ed in buone condizioni per la loro età e chilometraggio. Il mio taxi è del '56, e racconta fiero l'autista, è sempre stato utilizzato come auto pubblica da allora. Ci raccomanda solo di chiudere gentilmente la porta quando usciamo. Ignoro quante volte il contachilometri sia passato dallo zero, ma nonostante questo direi che gira abbastanza bene. Secondo me dovrebbero emigrare come meccanici, in Italia farebbero una fortuna.

La gente è comunque messa meglio degli edifici, e non solo per l'aspetto esteriore. A parte certi anziani non molto in salute, le persone sembrano prendere la vita con un certo distacco. E' difficile trovare gente scontenta, la povertà esiste ma non è mancanza dell'essenziale, quanto mancanza di tutto il resto. Se penso che a casa mia ci sono persone molto più ricche ed infelici...

Una grande folla si raduna davanti ad un edificio dalla grande insegna "America". E' qui che si trova l'America? Da una rapida indagine si scopre che è un cinema, e la folla è per prendere il biglietto: adesso si sa che film c'è, ma non è detto che non cambi il giorno dopo, o che la pellicola si rompa durante una proiezione. Meglio approfittare dunque.

Mi sembra quasi quella folla che assiste ai discorsi del Leader Maximo, anche se vengo a sapere dopo che se i veri attivisti non bastano a riempire la piazza vengono "reclutati" degli ignari passanti. Si lasciano convincere, anche perché in un paese dove l'economia sommersa inonda tutto non è difficile cogliere qualche irregolarità in casa, come un frigorifero che non dovrebbe esserci. Non è un sacrificio da poco andare a questi avvenimenti: nonostante l'età i suoi discorsi durano almeno tre ore e bisogna sventolare le bandierine con convinzione tutto il tempo.

Ma qui tutto si prende con ironia. Almeno la gente comune la vede così.

La cucina qui è semplice, ma non povera. Passato il Periodo Speciale, eufemismo del governo per identificare quei tre anni seguenti la caduta del Muro dove a malapena si faceva un pasto al giorno, se si ha cura di scegliere i posti giusti si mangia molto bene. Come tutto il resto occorre conoscere le persone ed i posti "giusti". I ristoranti privati sono dentro normali appartamenti, senza insegne od alcun tipo di pubblicità. Impossibile trovarli per caso, bisogna sapere prima dove andare. Nemmeno il nostro taxista ne era a conoscenza. E' giusto così, per viverle le cose vanno scoperte. Almeno per il turista, dato che solo un ricco locale può permetterselo.

Vige infatti la doppia economia: un prezzo per i turisti, un'altro per i locali, molto più basso del primo. Di norma il turista non riesce ad accedere alle merci con i prezzi del mercato interno, ma a volte è possibile. In campagna ad esempio si possono acquistare generi alimentari a prezzi veramente stracciati: un dolce tipico fatto con latte secco di cocco polverizzato mischiato a miele ed altre spezie costa circa mezzo euro. Il tutto confezionato in un curioso e simpatico pacchetto fatto con foglie di palma intrecciate a forma di cono: una dose per due/tre persone.

Anche sul bere si viaggia pesante: il rum qui costa poco, ed è disponibile ovunque e quasi in ogni bevanda. Ne è testimonianza un cumulo di bottiglie nel retro del bar.

Anche le donne sono facile appannaggio del turista "ricco": la prostituzione amatoriale e professionale è ampia e pervasiva. Per poco o per tanto, da single o da sposate. Le coppie qui sono come noi le chiameremmo "aperte": le relazioni temporanee extra coniugali sono qui riconosciute e tollerate da ambo le parti. Se poi ci si guadagna qualche soldo, meglio ancora. Considerato che dalle nostre parti si predica l'amore eterno e ci si prostuisce gratis, l'approccio locale è senza dubbio più dignitoso. L'unica differenza è che non è così endemico.

Dove realmente questo paese splende, oltre alle spiaggie, è nella musica, o meglio nel modo di viverla. Non solo ci sono molti musicisti in giro, ma quasi tutti in un modo o nell'altro vivono la musica, non solo la ascoltano. La si balla, la si canta, la si mangia. Una musica apparentemente facile, ma che se provi a suonarla tu viene come se ti avessero legate le dita con un elastico. Oppure ti viene qualcosa di astratto, freddo, come se suonassi di fronte ad una platea di sordi. Colpisce che i musicisti migliori siano molto anziani, e che proprio per questo, interpretino meglio quello che hanno sempre vissuto. Lenti, ma non noiosi. Col cuore, da tanto tempo. Col rum e col sigaro, da altrettanto tempo.

E nonostante il governo "scoraggi" la musica straniera, specie quella americana imperialista, questa scorre in mille rivoli. Per noi europei smaliziati risulta datata, ma qui niente è datato: si vive il presente ed il passato, il futuro non si sa come sarà.

Almeno fin quando qualcuno tenterà di vendergli per buona una altra patacca oltre quella del governo attuale. Che ha mille difetti, ma almeno garantisce l'assoluto minimo a tutti, sanità ed l'istruzione gratis. Poveri sì, fessi fino ad un certo punto.

Da noi si fanno tante previsioni, tante speranza sul PIL che non va mai su abbastanza. Ricchi sì, ma contenti fino ad un certo punto.

Se si pensa che un poco più a sud la miseria e le bande paramilitari fanno dei bambini killer ambulanti, e che nel continente le persone povere hanno a malapena un tetto, possono dire a ragione di essere fortunati.

Non sono solo io a dirlo: in tutti i posti dove vado quando capiscono che sono italiano mi dicono "Bella Italia, vorrei venire anche io". Molti cubani mi dicono "Bella Italia, mio parente ci è andato, ma ritornato dopo un anno. Meno soldi, ma si vive meglio".

Considerato il numero di stranieri che vengono qui a cercar moglie, e ci vivono, non sono davvero gli unici a pensarla così.

Cuba, estate 2005